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LA PAURA AL TEMPO DEL CORONAVIRUS - Parte III

Mag 19

Ma se non possiamo avere la certezza di non incrociare in alcun modo un virus così contagioso, come faremo a non preoccuparci, a mantenere un equilibrio psico-fisico adeguato?

Se la preoccupazione di poter contrarre il virus ci spingesse a pensare oltremodo a come difenderci, diventando fobici rispetto ai nostri simili (possibili ‘untori’) arrivando a sanificare il computer su cui lavoriamo solo noi due volte al giorno...

ripassando al mattino ciò che abbiamo sterilizzato la sera (lasciato solo soletto in compagnia della quiete nottura), non rischiamo di ‘contaminare’ la nostra mente di fobie, comportamenti ossessivi e sentimenti ipocondriaci capaci alla lunga di rendere i nostri apparati (prima di tutto quello immunitario) funzionalmente più deboli e dunque più facilmente aggredibili?

Certo che, messa così, se non posso neppure permettermi di preoccuparmi, mi sembra di avere un nemico in più… me stesso. Qual è la via d’uscita?

Un giusto compromesso tra il mio sé e il … me stesso, ovverosia lo stesso me.

Ecco perché divertire se stessi fa bene alla salute, sicchè in molti ospedali troviamo i clown in corsia.

Perché i nostri figli sembrano terrorizzarsi meno di noi ? Di fronte a ciò che non possono cambiare si lasciano meno travolgere dall’emotività prolungata (mentre sono maestri per i picchi di emotività repentini su cose di scarso ‘peso’) e riescono a stare quasi sempre sul pezzo, vivi e vitali. Cosi vi auguro di essere! Anche ai tempi di Sua Maestà il Coronavirus.