IL DIALOGO CON SE STESSI

IL DIALOGO CON SE STESSI In evidenza

Mar 18

Molti anni fa credevo che i contenuti intrapsichici inconsci fossero la chiave di volta della nostra attività mentale.

Anni dopo credevo invece che le relazioni fra le persone fossero la chiave dei moventi alla base dei comportamenti delle persone.

Non sbagliavo né in un caso né nell’altro: sono molto i fili conduttori dell’attività mentale consapevole e subconscia. Noi comunichiamo incessantemente con gli altri ma anche con noi stessi, e i due tipi di dialoghi sono in stretto rapporto e affinità.

 

Spesso parliamo di valori, vogliamo che gli altri ci portino rispetto, che ci stimino, ci amino, ci ammirino e così via. Ma noi riusciamo a volgerci verso noi stessi riuscendo ad osservare gli stessi principi e a trovare in noi stessi dei corrispettivi adeguati?

Riusciamo sempre a rispettare i nostri giusti e confortevoli tempi per studiare, lavorare, fare all’amore, giocare con i nostri figli, mangiare o riposare?

Quanto siamo convinti e ci diciamo ‘bravo!’ e quanto davvero ci stimiamo per quello che in quel momento abbiamo fatto?

Quante interpretazioni di una situazione che ci è capitata stamattina o ieri in cui ci siamo detti che gli altri sbagliavano mentre noi avevamo ragione, in cui pensiamo di aver spiegato come andavano le cose ma l’altra persona non ci ha capito. Quante volte cerchiamo di convincerci che, è vero, abbiamo esagerato in quella situazione con un nostro amico ma che in fondo il nostro movente era positivo, legittimo, in buona fede per aiutarlo anche se in realtà lo abbiamo offeso? Oppure che è lui che si è sentito offeso ma noi non lo abbiamo affatto offeso, volevamo soltanto fargli capire che….

Spesso e volentieri terminiamo le nostre riflessioni sulle azioni che compiamo dando ragione a noi stessi, ritenendoci orgogliosi dei nostri atti o agiti, e tuttavia pur convincendoci di aver agito bene o correttamente, nel modo giusto, non ci sentiamo bene, restiamo insoddisfatti, c’è qualcosa in noi che non è soddisfatto di essere soddisfatto…. Ossia da un punto di vista razionale pensiamo di essere a posto con noi stessi, anzi ci riconfermiamo di essere orgogliosi di noi stessi, ma da un punto di vista emozionale o emotivo (ovvero le nostre sensazioni corporee) non abbiamo risposte che ci facciano stare bene. E’ come aver preso un buon voto al compito in classe a scuola ma non riuscire a godercelo, magari perché avevamo in parte copiato o studiato all’ultimo momento dagli appunti del compagno più ‘secchione’.

Altre volte abbiamo raggiunto una promozione al lavoro, dimenticando (in scienza si dice ‘scotomizzare’) che poco tempo prima avevamo parlato male o fornito al nostro capo delle notizie riservate su un nostro collega che poi è stato demansionato e noi abbiamo assunto l’incarico al posto suo. Ci sentiamo orgogliosi della promozione ma le nostre sensazioni psicologiche non seguono quelle razionali.

Castaneda spiegava che bisogna essere dei guerrieri con noi stessi, essere fino in fondo trasparenti e leali, compassionevoli e benevolenti, ma anche autocritici in senso positivo così come dovremmo esserlo anche con gli altri. Ma come si fa……?

Come mi sento dopo aver rinunciato a qualcosa cui tenevo per non mettere in difficoltà un mio famigliare, o dopo aver raggiunto il successo in un’attività riconoscendo pubblicamente i meriti di chi, senza chiedermi niente in cambio, mi ha aiutato a raggiungerli?

Save
Cookies user preferences
We use cookies to ensure you to get the best experience on our website. If you decline the use of cookies, this website may not function as expected.
Accept all
Decline all
Leggi l\'informativa
Functional
Tools used to give you more features when navigating on the website, this can include social sharing.
AddThis
Accetto
Non accetto
Analytics
Tools used to analyze the data to measure the effectiveness of a website and to understand how it works.
Google Analytics
Accetto
Non accetto
Di base
Cookie funzionali
Accetto
Non accetto